martedì 3 marzo 2009

IL CITTADINO E LA BUROCRAZIA

come delegittimare lo stato e emarginare i cittadini

Antonio Nava

Da qualunque parte volgi lo sguardo, ciò che vedi, ciò che vivi, è una città indolente.
Una realtà dalla quale emerge, in modo sempre più evidente, l’assenza di consapevole responsabilità dell’essere cittadini. E mi ricorda con dolore un documentario di Ermanno Olmi del 1983: Milano. Una cruda rappresentazione della spersonalizzazione di una città tutta tesa a correre dietro i soldi e al lavoro, in un cupo individualismo senza entusiasmo, carico di opprimente preoccupazione. Un grigiore sociale dimentico della cultura e della dimensione umana che Milano, peraltro, ha sempre coltivato e sostenuto. Una società ripiegata su se stessa senza prospettive, dove il più furbo prevaleva sull’onesto. E gli anni successivi ne misero in evidenza la dimensione e l’illegalità. Una società spersonalizzata.

Venticinque anni dopo, il ripetersi dei casi di violenza, di stupro, l’emergenza rifiuti, le uccisioni dell’andrangheta, l’impunità dei colpevoli, dei violenti, stanno generando nella pubblica opinione, con sempre maggiore convinzione, la responsabile e ingiustificabile assenza dello stato dai fatti preoccupanti della società. Si manifesta con sempre più chiarezza la lontananza tra le istituzioni e la società. Va così sempre più consumandosi il sentimento del sentirsi cittadini di una comunità che ha un’anima. Essere cioè parte viva di un’umanità.
E se da un lato viene meno nella maggioranza dei cittadini la fiducia nello stato, dall’altra parte emerge sempre più una incolta minoranza che non ha rispetto per la cosa pubblica e obbedienza alle regole sociali; la cultura della libertà è pervasa da una libido che si materializza in sinonimo di poter far ciò che si vuole, arrivando a dar fuoco a delle persone emarginate per un “gusto” aberrante di “distrazione”. Non si tende più alla cultura del civile pluralismo nel rispetto della convivenza con l’altro, ma alla sconsiderata affermazione dell’Io incosciente.
Maturano in questa società tutti gli elementi negativi che conducono alla povertà del pensiero, alla umiliante legge del più forte che la civiltà evoluta ha ormai abbandonato da secoli; ma che questa maggioranza dei cittadini non riesce ad arginare e isolare e che il potere politico esecutivo sembra incapace di arrestare. Affiora il pensiero egocentrico e si afferma il dispotico, forte della sua possanza: fisica, economica, sociale, politica. Soggioga gli altri privandoli e (incoscientemente) privandosi della sua stessa vera libertà naturale.
Egli non sa ciò che perde, perché non è culturalmente in grado di vederlo e comprenderlo. Ma neppure la società, che non ha la forza d’innestare l’antidoto a questo fenomeno, che è la consapevole responsabilità civile dell’impegno personale. E dobbiamo essere coscienti che, il male che da questa confusione etico - sociale si diffonde, ha un prezzo salato che paghiamo e pagheremo tutti. Anzi, i più deboli, gli indifesi, che spesso non hanno voce, lo pagheranno più di tutti. Questo male si chiama distruzione dello stato. In questo contesto meditano sentimenti di inettitudine, frustrazione, ingiustizia, solitudine, che il cittadino vive non sentendosi parte dello stato, da esso non tutelato, e lo sente lontano e sordo. A questo disagio partecipativo si aggiunge lo scoglio, divenuto ormai insormontabile, di una burocrazia che è incapace di dare risposte: chiare, semplici, rapide e efficaci. Anzi, diventa fonte di complicazioni, luogo di arroganza e di incivili abusi. E in questo caso, una volta tanto, non centra la politica che predispone le leggi e le risorse, ma è l’apparato statale delle funzioni, cioè i funzionari che devono applicare le norme per rendere i servizi al cittadino, e lo devono fare nella maniera più semplice e trasparente possibile. In questo devono assumersi le loro responsabilità di funzione. E’ questo che manca. La responsabilità del funzionario che per non assumersi questo ruolo, che è il suo lavoro, complica la procedura con carta, bolli e certificati, autorizzazioni, dove basterebbe una semplice autocertificazione.

Lo Stato anziché “liberare il cittadino”, da queste pastoie, lo opprime ulteriormente al punto che, il cittadino onesto, distrutto dai continui rimbalzi di responsabilità tra una funzione e l’altra dello stato, del comune, o di qualsiasi altro ente pubblico, non trovando ascolto, anche nella politica, abbandona!… Neppure più fa denuncia dei torti subiti, dei fatti di reato, perché annichilito è sfiduciato dalla inefficienza e dalla non più credibilità delle funzioni della pubblica amministrazione. E chi, come me, è stato sindaco, responsabile della tutela dei suoi cittadini, prova orrore, anche di se stesso, quando non riesce ad incidere su queste aberrazioni. Localmente “alzi la voce”, e per il fatto che sei sindaco, ottieni un risultato. Ma è una goccia nel mare. Arrivi al punto che tu stesso, parte viva delle Istituzioni, non ottenendo risposte dagli istituti, dai ministeri, e vedendo due diversi comportamenti tra i diritti dello stato e i diritti dei cittadini, ti senti impotente ed esautorato.

1 commento:

  1. Da Tiziana

    RIGIRO, LA NOTIZIA E' VERA .......!!!! Oggetto: ACQUA H2O ACQUA IN BOCCA: VI ABBIAMO VENDUTO L'ACQUA di Rosaria Ruffini *Mentre nel paese imperversano discussioni sull' eutanasia, grembiulino a scuola , guinzaglio al cane e sul flagello dei graffiti, il governo Berlusconi senza dire niente a nessuno ha dato il via alla privatizzazione dell'acqua pubblica. Il Parlamento ha votato l'articolo 23bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti, che afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell'economia capitalistica. Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l'acqua non sarà più un bene pubblico ma una merce, e quindi sarà gestita da multinazionali (le stesse che possiedono l'acqua minerale). Già a Latina la Veolia (multinazionale che gestisce l'acqua locale) ha deciso di aumentare le bollette del 300%. Ai consumatori che protestano, Veolia manda le sue squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare i contatori. La privatizzazione dell'acqua che sta avvenendo a livello mondiale provocherà, nei prossimi anni, milioni di morti per sete nei paesi più poveri. L'uomo è fatto per il 65% di acqua, ed è questo che il governo italiano sta mettendo in vendita. L'acqua che sgorga dalla terra non è una merce, è un diritto fondamentale umano e nessuno può appropriarsene per trarne illecito profitto. L'acqua è l'oro bianco per cui si combatteranno le prossime guerre. Guerre che saranno dirette dalle multinazionali alle quali oggi il governo, preoccupato per i grembiulini, sta vendendo il 65% del nostro corpo. Acqua in bocca. FATE GIRARE : METTETENE A CONOSCENZA PIU' GENTE CHE POTETE Anche se qualcuno ha già ricevuto questa mail non importa, essere consapevole di quel che accade nel nostro paese non è mai abbastanza

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